sabato 20 dicembre 2008

Crostini toscani

Ogni pranzo "delle Feste" che si rispetti, in Toscana non può prescindere dai crostini neri.
Ce ne sono tante versioni quante sono le persone che li fanno: questa qui usa i fegatini di coniglio, ma se non li trovate anche quelli di pollo faranno la loro figura. Le dosi sono tutte indicative, perchè bisogna andare anche "a gusto"... Io, per dire, non metto più di un cucchiaio di capperi e mezza cipolla per 500 gr. di fegatini, ma c'è chi ne usa di più.
Si fa un soffritto di cipolla bianca e vi si uniscono prima i cuori di pollo, poco dopo i fegatini. quando sono quasi cotti e iniziano a profumare vanno tolti e passati al tritacarne (ideale sarebbe quello a manovella, con quello elettrico attenzione a non spappolarli troppo).
Mettere in un tegame un trito di capperi e un'acciuga sotto sale sfilettata e far rosolare; quando l'acciuga si sarà disfatta, aggiungere il trito di fegatini e continuare a rosolare fino a completa cottura. Aggiustare di sale e aggiungere un pezzetto di burro prima di spegnere il fuoco.
Il pane da usare: toscano o baguette, si tosta leggermente prima. Alcuni lo spruzzano leggermente con brodo di carne o con vinsanto (questa variante può non piacere a tutti però).

mercoledì 19 novembre 2008

I' Borbottino

Quando mia nonna Ida era ne su' cenci (cioè stava bene, in salute) e ancora cucinava, spesso faceva il "borbottino", pietanza semplice semplice ma che a me piaceva tantissimo. E' un umido di frattaglie di pollo e coniglio, che rimanevano dopo che i legittimi proprietari erano stati già mangiati in altro modo. Se la nonna non aveva abbastanza fegatini per fare il sugo oppure non aveva voglia di mettercisi, ecco che anch'essi finivano nel borbottino insieme al cuore e al paracòre (i polmoni) di questi deliziosi (proprio) animali da cortile.
Prendeva le frattaglie, le infarinava e le metteva a rosolare con un po' d'olio e uno spicchio d'aglio in un tegame. Una volta rosolate, aggiungeva abbondante pomodoro (che "borbottava" cuocendo) e salvia e finiva di cuocere, regolando di sale e pepe.
Va servito con parecchio pane, perchè ce ne va via.

giovedì 18 settembre 2008

La torta Carletto (allergici di tutto il globo unitevi)

L'ho chiamata così perché l'ho fatta grazie a un paio di ricette gentilmente fornite da due cari amici: mettendo insieme i loro cognomi è venuto fuori "Carletto", evvualà!
Trattasi di facile a farsi e buonissimo cheesecake in cui la ricotta della ricetta originale (fornita da uno degli individui di cui sopra) è stata sostituita con una uguale quantità di "formaggio di yogurt" (la ricetta del quale è stata fornita dall'altro individuo).
Questa piccola variazione permette di poterla mangiare anche a chi non digerisce bene latte e latticini.

All'atto pratico munirsi di:

1/2 kg di yogurt bianco intero

Prendere lo yogurt e metterlo in un colino capiente, che porrete a sgocciolare su un recipiente. coprite con un canovaccio e mettete tutto in frigo per 2 giorni.
Passato questo tempo, il formaggio di yogurt sarà pronto e potrete usarlo per la torta (o per quel che vi pare).

Per la torta:

Una 30ina di biscotti ai cereali
100 gr di burro
250 gr di mascarpone
3 uova
150 gr di zucchero
Succo di limone
4 cucchiai di marmellata a piacere

Frullare i biscotti e impastarli col burro fuso: con questa specie di impasto foderare la base della tortiera.
Montare i tuorli con lo zucchero, poi aggiungere il mascarpone e il formaggio di yogurt precedentemente preparato.
Montare a neve ferma le chiare e incorporarle alla crema di uova, mascarpone e ricotta cercando di non smontarle troppo: una volta ottenuto un composto omogeneo versarlo sulla base di biscotti e burro e infornare a 180° per 35/40 minuti.
Sciogliere a fuoco dolce la marmellata (si accosta bene quella ai frutti di bosco o alle fragole, ma è questione di gusti) con succo di limone quanto basta per ottenere uno sciroppo denso con cui coprire a velo la torta una volta fredda.

Come ho già detto, nella ricetta originale al posto dello yogurt c'erano 250 grammi di ricotta; naturalmente il sapore della torta è un po' diverso, più delicato in questa versione, più deciso con lo yogurt.
A me personalmente piacciono tutte e due... (e ti pareva!)

lunedì 11 febbraio 2008

La Fantoccia della Befana


Va bene, lo so, l'Epifania è passata da un pezzo e quindi perché scrivere ora questo post? Perché prima di dividere una delle "mie" ricette con altri ci devo pensare e ripensare: sono molto molto gelosa dei miei segreti di Pulcinella.
Quindi ora la scrivo, mal che vada verrà buona per l'anno prossimo... se qualcuno la cerca (e la trova, proprio questa)...

Dunque, da dove vengo io (Valdarno Superiore), si usa far trovare ai bambini, la mattina dell'Epifania, la Fantoccia. E' un dolce molto semplice, che una volta veniva fatto con della pasta di pane alla quale veniva aggiunto quel che c'era disponibile per renderla dolce e decorarla: un po' di zucchero, frutta secca. Verso la Befana si trova più o meno in tutti i panifici, ma c'è meno soddisfazione.
La versione "moderna" è fatta con una specie di pastafrolla decorata con codetta, zuccherini e qualche confetto; la dose che uso serve per farne due.

700g di farina
250g di burro
250g di zucchero
1 presa di sale
1/2 bustina di lievito per dolci
1 arancia
2 uova (uno per l'impasto e uno per spennellare, ma di questo si può anche fare a meno)
A piacere codetta, decorazioni varie di zucchero, qualche confetto, qualche chicco di uvetta.

Come si fa:
si mette la farina sulla spianatoia o in una insalatiera piuttosto grande (come faccio io) e vi si aggiungono gli altri ingredienti: il burro fatto ammorbidire a temperatura ambiente, lo zucchero, l'uovo, il succo dell'arancia e la scorza grattugiata, la presa di sale, il lievito. Si impasta tutto fino ad ottenere una specie di pasta più o meno omogenea. Formate una palla con la pasta e avvolgetela con la pellicola lasciandola riposare un'oretta in frigo. Passata l'oretta, inizio a formare la fantoccia. L'uso vuole che alle bambine ne venga regalata una a forma di donna, per i maschi, invece, viene modellato un cavallo.
Divido in due la pasta e inizio a stenderla. Per modo di dire, visto che la lascio spessa circa 2 cm.
Lo faccio direttamente nella teglia bassa unta e infarinata o sulla carta da forno (fare la fantoccia e poi doverla trasferire nella placca è operazione delicata e, almeno per me, non facile). Dopo che l'ho stesa, la taglio nella forma desiderata (volendo spennello con un po' d'uovo) e la decoro a piacimento con la codetta e il resto. La metto nel forno (già caldo) a 180°C e la cuocio per 15-20 minuti (o comunque la tolgo appena vedo che inizia a prender colore.
I bambini la inzupperanno volentieri nel latte, i grandi immagino la inzupperanno più volentieri in un dito (messo orizzontale o verticale... vedete un po'...) di vinsanto decente ;-).

lunedì 14 gennaio 2008

Portafoglio e ambiente

A volte chi, a qualsiasi livello, è restio ad adottare dei comportamenti un po' più ecocompatibili rispetto al passato, è tentato di adottare due strategie per resistere al cambio di qualche abitudine: far finta di nulla e lasciare che tutto quel che sente in proposito entri da un orecchio, attraversi il vuoto cosmico ed esca dall'altro, oppure profetizzare improbabili ritorni al Pleistocene.
Eppure non è così complicato mettere insieme un risparmio concreto e immediato per le nostre tasche con una significativa riduzione del nostro impatto ambientale: lo hanno capito bene la Regione Piemonte e l'ente di ricerca Ecologos, mettendo a punto un sistema che permette di acquistare sfusi, al supermercato, molti prodotti di uso comune, partendo dai detersivi per arrivare anche alla spesa alimentare, con erogatori che permettono di acquistare dal latte al vino al caffè, dalle spezie alla pasta, dai cereali ai legumi, ai detersivi, ai mangimi per gli animali domestici...

Si va al supermercato col flacone/contenitore vuoto e lo si riempie all'erogatore; si compra quindi solo la quantità desiderata senza che i costi della confezione e dell'imballaggio ricadano sulle nostre spalle, risparmiando soldi subito.
E' facile considerare come questo riduca anche la quantità di rifiuti che prima o poi dovranno essere smaltiti.
Purtroppo nella nostra zona (Alto Vicentino) questo sistema non è molto diffuso come in Piemonte, ma io, e credo molti altri, sarei contenta di poter fare la spesa anche così.

Visto che provare, almeno in questo caso, non dovrebbe costare molto, ho deciso di passare all'iniziativa personale e preparare una richiesta (che cercherò di distribuire in giro ad amici, conoscenti ed associazioni che conosco) da far avere ai principali super e ipermercati dei dintorni (nel testo non ci sono comunque riferimenti alla zona in cui vivo, per cui in teoria dovrebbe andar bene dappertutto, se qualcuno volesse fare la stessa cosa dalle sue parti).
Il file PDF originale è qui, chiunque voglia proporre l'installazione degli erogatori per la "spesa sfusa" può scaricarlo e inviare la richiesta nel modo che più crede opportuno agli operatori della grande distribuzione che più gli interessano. Naturalmente chi vuole contribuire a far conoscere questa piccola proposta è liberissimo di farlo.
Alcuni link per maggiori informazioni:
http://www.riducimballi.it
http://www.eccellere.com/rubriche/Marketing/detersiviselfservice.htm
http://www.informacibo.it/crai2007.htm

giovedì 10 gennaio 2008

Della zucca

Mi piace tantissimo la zucca: ha un colore bellissimo che mette allegria, il sapore è delicato e costa anche poco; io in genere la pago dai 75 ai 90 centesimi al kg al supermercato. La prendo intera o a metà, evitando quella già pulita nelle vaschette di plastica, più cara assai, così risparmio e produco meno rifiuti, anche se perdo un pochina di comodità.
Di solito uso quella oblunga con la buccia ruvida giallastra.
Una delle ricette che preferisco fare è il risotto: per ogni persona calcolo 80gr di riso e un 50gr di zucca, pulita e tagliata a dadini.
Uso un tegame largo di acciaio o di coccio e inizio facendo andare il riso con due o tre cucchiai d'olio a fiamma media, mescolando per due o tre minuti prima di aggiungere un mezzo bicchiere di vino bianco che faccio sfumare per poi mettere anche la zucca.
Faccio attenzione per evitare che il tutto si "secchi" troppo prima di iniziare ad aggiungere brodo vegetale, a poco a poco, mettendolo ogni volta che il risotto mi pare troppo asciutto (importante, il risotto va **accompagnato** col brodo sulla retta via che conduce alla cottura, non va lessato). Quando vedo che mancano circa 5 minuti a fine cottura, aggiungo un mezzo porro (calcolo questa quantità ogni 2-3 porzioni) a fettine fini e quando sono quasi al termine aggiusto di sale, considero l'eventualità di una spolveratina-ina di pepe bianco se mi va, spengo la fiamma e, prima di lasciar tranquillo due minuti, aggiungo del parmigiano buono (calcolo un paio di cucchiaini a persona) e un trito fine di rosmarino, che poi rimetto anche sul piatto.
Lo vedo bene con un vino bianco non troppo secco oppure con una birra tipo Affligem Tripel (per caso l'ho bevuta assieme a un piatto a base di zucca e mi è parsa la sua morte); ben vengano consigli e suggerimenti!